Vajont: reazione, progetto, resilienza
Artisti/Protagonisti: Michele Bazzana, Rachele Burgato, Lorenzo Commisso, Simone Cametti, Alessandro Dal Pont, Daniela Di Maro, Flavio Favelli, Mahtsanga Le Dantec, Micol Grazioli, Clara Luiselli, Stefano Moras, Alan Luca Nan, Matteo Petri, Luciano Paselli, Giovanna Repetto, Massimo Uberti, Silvia Vendramel
Anno: 2020/21
Vajont: reazione, progetto, resilienza
Il Concorso Artistico Internazionale Two Calls for Vajont è stato avviato da Dolomiti Contemporanee (DC) nel 2014. Oggi viene rilanciato grazie alla collaborazione con l’Associazione Culturale ETRAR.T.E. (Rinascita Territoriale Espressiva), e grazie al finanziamento della Regione Friuli-Venezia Giulia.
Siti gravati da criticità esemplari, affrontati nel chiaro pensiero che nessun luogo possa essere eternamente predato dalle inerzie che l’hanno avvinto in una determinata fase storica, anche qualora, come nel caso del Vajont, la problematicità abbia coinciso con una terribile tragedia.
Ma l’uomo, quando imbraccia il proprio spirito reattivo, è più tenace d’ogni disgrazia.
E l’arte, come la cultura, è un metodo critico della coscienza creativa, che sa reagire agli stalli pericolosi e obnubilanti, facendo d’ogni sorte segnata un’opportunità di riscatto.
Two Calls si presentò da subito come un’iniziativa atipica, rispetto ai Concorsi standard. Non si trattava tanto o soprattutto di realizzare due opere d’arte contemporanea, sulla Diga e sulla parete meridionale dello Spazio di Casso.
La finalità era piuttosto quella di attrezzare una piattaforma di riflessione articolata e condivisa, nel cuore del Vajont, incentrata sui concetti di rigenerazione e slancio, aperta al mondo e non solo alle aree colpite il 9 ottobre del 1963.
Nel 2021 Two Calls for Vajont partecipò al Premio Nazionale del paesaggio del Consiglio d’Europa, incentrato sul valore dell’arte pubblica nell’ambito della rigenerazione territoriale, ricevendo una menzione perché “ritenuto meritevole per la capacità del progetto di muoversi tra il rispetto della tragedia della diga e la volontà di superarla, esprimendo grande consapevolezza e sensibilità nel percorso di rilettura del luogo e nella sua restituzione alla contemporaneità.”